Lo stadio di Como è un’avvenieristica architettura fascista costruita in riva al lago e dedicata a Giuseppe Sinigaglia, campione di canottaggio ed eroe della prima guerra mondiale, morto in battaglia e decorato al valore. Quando lo stadio gli viene intitolato nel momento della sua inaugurazione alla fine degli anni Venti, le leggi razziali sono ancora lontane. Il 23 luglio 1944 le leggi razziali sono invece purtroppo attualissime e le persecuzioni al loro culmine: è questa la data in cui si gioca la partita di calcio ripresa nel film di oggi, Como contro Lecco, valida per il girone finale per la promozione in un campionato di Serie B di un’Italia spaccata in due. I tempi sono quelli che sono. Tanto per dare un’idea, vicino alla biglietteria dello stadio si leggono le scritte “Viva Hitler” e “Viva Mussolini” (ma ormai con la Repubblica di Salò il secondo è ridotto a ombra del primo). I giocatori in campo fanno il saluto rituale di regime. Insomma, il clima è quello e non sapremo mai cosa penserebbe Sinigaglia. Come scrive La Gazzetta dello Sport del giorno dopo: “Poteva dire ancora una parola sulle vicende delle finali questa parola gli è stata strappata dalla bocca dalla forte squadra del Lecco che ha riportato allo stadio un successo importantissimo.” Gli ospiti vincono 2 a 1. Tuttavia il cineamatore di questa pellicola 8mm, Ermanno Aebi, ex calciatore dell’Internazionale (che da qualche tempo si chiama Ambrosiana) non è qui per filmare un documento storico, ma semmai per riprendere le azioni di suo figlio Giorgio, giocatore di punta del Como e autore dell’inutile gol della squadra di casa. A fine partita - e bobina - cogliamo un suo sguardo verso la cinepresa. Il campionato è andato, ma verrebbe da dire che nell’Italia del Nord del 1944 è rimasto davvero poco da vincere, nulla probabilmente.
Grazie a Nicola Sbetti.